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giovedì 15 novembre 2012

L' Angolo dello Psicologo: Gli Attacchi di Panico (DAP), uno dei disturbi più diffusi e frequenti

L’Attacco di Panico è un’eccessiva reazione fisica e psichica dovuta ad un’errata percezione ed interpretazione di una situazione considerata come pericolosa (ansiogena, che crea ansia), anche se in realtà non è tale (si tratta in realtà di uno stimolo inoffensivo). 
Un Attacco di Panico inizia all’improvviso (“a ciel sereno”), raggiunge rapidamente l’apice (di solito in meno di 10 minuti) ed ha una durata complessiva inferiore ai 30 minuti.
 
Nello specifico i sintomi fisici che accompagnano l’attacco di panico sono: aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) o palpitazioni, sudorazione eccessiva, tremori, difficoltà a respirare (dispnea), sensazione di soffocamento, dolori o fastidi al petto, senso di debolezza, nausea o disturbi addominali, vertigini, sensazione di confusione mentale, stordimento, sensazione di “testa leggera” o svenimento, mal di testa, torpore o formicolio (parestesie), sensazione di groppo alla gola, vampate di calore o senso di freddo improvviso, sensazione di dover continuamente andare al bagno, gambe molli, rossore in volto, sensazione di irrealtà (derealizzazione), sensazione di essere distaccati da se stessi (depersonalizzazione).

Durante un Attacco di Panico i pensieri che i pazienti, generalmente, sperimentano sono: “avrò un infarto o un ictus”, “ora svengo”, “sto perdendo il controllo di me stesso”, “sto impazzendo”, “sto morendo”. 
Tali pensieri sembrano così reali in quel momento da far sì che alcuni arrivino a chiamare l’ambulanza o vadano in ospedale al pronto soccorso.
Per quanto detto, per la forza terrifica di questi sintomi, la preoccupazione per il possibile successivo attacco e per le sue implicazioni è così forte da far sviluppare comportamenti di evitamento dei luoghi dove il soggetto ha già sperimentato degli attacchi o dai quali potrebbe essere difficile o imbarazzante allontanarsi in caso di un attacco di panico. 
Tali comportamenti possono sfociare in una vera e propria Agorafobia (la cosidetta “paura della paura” ovvero vivere con il terrore che l’attacco di panico possa ripresentarsi in un luogo dove nessuno può prestare soccorso o dove non si può trovare una via di fuga); in tal caso ci si trova di fronte ad un “Disturbo di Panico con Agorafobia”. 

Le situazioni che più frequentemente vengono evitate includono: lo stare fuori casa da soli o lo stare a casa da soli; l’essere in mezzo alla folla o in coda in banche e supermercati; viaggiare in automobile, in treno, in metropolitana, in autobus o in aereo; l’essere su di un ponte, in ascensore o in un tunnel.
Spesso il paziente diventa schiavo del suo disturbo, costringendo tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque. 
Simili modalità di comportamento risultano molto limitanti per la vita del soggetto in quanto possono compromettere la capacità di recarsi al lavoro o di portare avanti le incombenze domestiche (ad es. fare la spesa, viaggiare, ecc.).
La qualità della vita può essere, quindi, gravemente compromessa dal Disturbo di Panico se non viene curato adeguatamente.
Che cosa si può fare per guarire da questo disturbo?
  
Prima di tutto ricorda sempre (anche mentre hai un attacco) che: d'attacchi di panico non si muore. Questo è sicuro!
Anche se non sono letali, gli attacchi di panico sono comunque terribili e per questo devono essere affrontati velocemente; ma vagare da un medico all’altro alla ricerca d'una diagnosi fisica non è assolutamente la soluzione.
Per risolverli è necessario ed indispensabile un buon lavoro di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale che, partendo dalla storia della persona, permetta di comprendere il motivo della loro insorgenza. 
Tutti i disturbi hanno un motivo scatenante, sempre, ed individuarlo e comprenderlo significa trovare la chiave per risolverlo.
Generalmente, il lavoro diagnostico non è lungo e la spiegazione appare chiara nel giro di poche sedute. 
Una volta trovata la spiegazione, è possibile liberarsi dal senso d'impotenza, che rappresenta la componente più importante di questo disturbo e decidere se modificare o meno quello che nella propria vita non va, in modo da liberarsi da questa patologia in modo definitivo.

Per quanto riguarda i famigliari dei pazienti affetti da DAP, mantenere un atteggiamento equilibrato è fondamentale. 
Per esempio drammatizzare o minimizzare sono due estremi che non solo non aiutano il paziente, ma anzi potrebbero farlo peggiorare in quanto lo fanno sentire solo, non capito e a volte anche preso in giro.
Drammatizzare non aiuta perché crea ancora più incertezza e confusione in un momento in cui la persona, invece, ha bisogno di “sentire nuovamente il terreno sotto i piedi” ed essere rassicurato e informato correttamente sulla sua condizione.
Minimizzare è l’atteggiamento tipico di chi non rendendosi conto delle difficoltà che si provano nel DAP (perché non lo ha mai sperimentato personalmente), sostiene, anche con tutte le intenzioni positive, che con un po’ di buona volontà si risolve tutto, creando oltretutto sensi di colpa nel malcapitato; purtroppo in questi casi la volontà non basta.
Lo stesso atteggiamento può averlo con se stesso la persona affetta da DAP che può vivere con sensi di colpa la sua condizione.
Una cosa molto importante da sapere è che: dagli attacchi di panico oggi si guarisce anche velocemente.

A cura del Dott. Salvatore PANZA 
PSICOLOGO - PSICOTERAPEUTA
Cognitivo Comportamentale in formazione
Specialista in EMDR/Esperto in Psicodiagnostica
Esperto in Ipnosi Clinica/Socio A.I.A.M.C.
Socio EMDR Italia
Cell. 340-2351130

2 commenti:

Unknown ha detto...


Io non ho mai sofferto di attacchi di panico, ma una volta sono rimasto bloccato su una barca con alcuni amici. Nonostante non ci fosse reale pericolo e il clima fosse un po' teso ma controllato, scoprii che una delle mie amiche soffriva di attacchi di panico. Non ce l'aveva mai detto prima, e rimanemmo un po' tutti scioccati dal vederla stare così male, colpita da una cosa così improvvisa e in grado allo stesso tempo sia di paralizzarla ma anche di farle perdere completamente il controllo.
Ricordo che i giorni seguenti tutti noi che eravamo stati con lei su quella barca le chiedemmo come si sentisse, perché l'immagine di quanto era stata male era ancora ben presente nei nostri occhi. Nonostante lei tendesse a minimizzare, ci raccontò di tutte le altre volte che le era capitato. La spingemmo a vedere se in giro c'era qualcosa che poteva consultare o acquistare per tentare di conoscere meglio questo disturbo e, possibilmente, imparare a controllarlo.
Non voleva partire con qualcosa di troppo forte tipo terapie, farmaci o quant'altro, così dopo diverse ricerche abbiamo conosciuto il Dr. Giacconi di aspeera.it che le ha dato alcuni consigli iniziali per acquisire informazioni sull'argomento (per la cronaca si trattava della Conference Collection sugli attacchi di panico).
In realtà ci ha raccontato che dentro non si limitavano solo a discutere il problema, ma offrivano anche degli spunti per risolverlo che a lei sono stati molto utili per imparare a controllarsi prima e durante gli attacchi. Se può essere di aiuto a qualcuno come è stato per lei....io lo spero.

Unknown ha detto...

Eh ..panico..a me è successo questo.
Io non ho mai sofferto di attacchi di panico, ma una volta sono rimasta bloccata su una barca con alcuni amici. Nonostante non ci fosse reale pericolo e il clima fosse un po' teso ma controllato, scoprii che una delle mie amiche soffriva di attacchi di panico. Non ce l'aveva mai detto prima, e rimanemmo un po' tutti scioccati dal vederla stare così male, colpita da una cosa così improvvisa e in grado allo stesso tempo sia di paralizzarla ma anche di farle perdere completamente il controllo.
Ricordo che i giorni seguenti tutti noi che eravamo stati con lei su quella barca le chiedemmo come si sentisse, perché l'immagine di quanto era stata male era ancora ben presente nei nostri occhi. Nonostante lei tendesse a minimizzare, ci raccontò di tutte le altre volte che le era capitato. La spingemmo a vedere se in giro c'era qualcosa che poteva consultare o acquistare per tentare di conoscere meglio questo disturbo e, possibilmente, imparare a controllarlo.
Non voleva partire con qualcosa di troppo forte tipo terapie, farmaci o quant'altro, così dopo diverse ricerche abbiamo conosciuto il Dr. Giacconi di aspeera.it che le ha dato alcuni consigli iniziali per acquisire informazioni sull'argomento (questi, per la cronaca).
In realtà ci ha raccontato che dentro non si limitavano solo a discutere il problema, ma offrivano anche degli spunti per risolverlo che a lei sono stati molto utili per imparare a controllarsi prima e durante gli attacchi. Se può essere di aiuto a qualcuno come è stato per lei....io lo spero.

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