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giovedì 6 agosto 2009

In memoria del Delfino Filippo

Oggi 6 agosto ricorre il quinto anniversario della morte del delfino Filippo, avvenuta nelle acque del nostro Golfo nel 2004. Per molti anni questo spettacolare esemplare di Tursiops Truncatus aveva deciso di vivere nel nostro mare e di fare come sua dimora il porto di Manfredonia, infatti spesso dormiva tra le motovedette della Guardia di Finanza ancorate nel Porto.
Ci sono molte storie che hanno come protagonista Filippo, molte di queste adesso sembrano leggenda. Un episodio risale al 2003 circa, la protagonista è una bambina di 7 anni, ipovedente e con problemi alla trachea. Aveva più volte manifestato ai genitori il desiderio di poter incontrare il delfino. Così contattarono alcuni rappresentanti del "Comitato per la tutela del Delfino Filippo", organizzato il viaggio giunsero a Manfredonia. "La scena che ne è seguita - ci ha raccontato il Prof. Giovanni Simone - fu commovente: la bambina si sporse dalla barca nello stesso momento in cui il delfino usciva la testa fuori dall'acqua. Nessuno aveva detto alla piccola dove fosse il delfino, ma lo aveva 'sentito'. L'incontro emoziono tutti."
Anche un'altra leggenda aleggia sulla morte di Filippo, questa un po' meno piacevole, è sulle circostanze in cui il delfino ha perso la vita. All'inizio si è subito pensato che era stato ferito dalle eliche di qualche imbarcazione di passaggio, in seguito si è addirittura concepito che il delfino avesse deciso di suicidarsi. Tutte queste "leggende" ancora oggi circolano, noi grazie alla gentile collaborazione del Prof. Giovanni Simone, vogliamo chiarire le cause della morte del delfino.
La prima autopsia fu effettuata nel mercato ittico di Manfredonia, che non ebbe molti risultati, successivamente fu portato all'Università di Bari nella Facoltà di Veterinaria, dopo tanto tempo, circa due anni, e una accurata serie di analisi, il responso non fu dei migliori. Filippo non è morto in maniera accidentale, ma è stato volutamente ucciso, da persone che non amano il mare e chi vi abita. Infatti la causa della morte è stata l'esplosione di un ordigno artigianale di quelli usati per la pesca di contrabbando. Le importanti lesioni al polmone destro sono conseguenti all'onda d'urto prodotta dall'esplosione che ha investito maggiormente il dorso-fianco destro. La detonazione è avvenuta ad una distanza di circa 1,2 - 2 metri. Inoltre la ferita rettilinea, a margini netti, presente nella regione mediale destra del corpo è stata prodotta da un oggetto appuntito metallico, molto probabilmente un ferro, piantato nel corpo dell'animale che ha provocato una profonda lesione.
Dopo una serie di vicissitudini i cittadini di Manfredonia hanno riavuto lo scheletro di Filippo, che grazie alla Amministrazione Comunale che ha pagato un esperto per il trattamento di esso, è pronto per essere posto in una teca costruita e donata, appositamente per lui, dall'INSIDE. Sperando che al più presto venga trovata una degna collocazione, insieme a tutti i reperti raccolti in questi anni dal Prof. Simone, per farsi che anche Manfredonia abbia il suo museo del mare e raccontare sia ai manfredoniani che ai numerosi turisti che vengono a visitare la nostra città il mondo meraviglioso del mare e della pesca. A quando l'apertura del museo del mare?
In attesa di ciò l'Associazione Centro Cultura del Mare, in cui hanno confluiti varie associazioni fra cui i Lions di Manfredonia, Associazione Marinai d'Italia, Modellistika Manfredonia, Lega Ambiente, MangiArte e Confapi, con il Presidente Renato Sanmarco e il Vicepresidente Giovanni Simone, hanno aperto un sito internet, www.centroculturamare.org, che sarà pronto per settembre dove potrete trovare tutte una serie di informazioni sulla fauna e flora presente nel nostro Golfo, ed una ampia rassegna stampa di tutti gli articoli atteniti a questi argomenti.

Ringraziamo il Prof. Giovanni Simone per la gentile concessione delle foto e la disponibilità.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

è arrivato in brutte acque.........

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