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venerdì 14 maggio 2010

1° Maggio a San Salvatore di Vieste: scoprendo la civiltà contadina con i suoi saperi e sapori

Si è svolta il primo maggio l’escursione guidata in agro San Salvatore, località nei pressi di Vieste.

Michele Di Iasio ci ha guidati alla scoperta di questo territorio, dove, oltre ai resti della civiltà contadina, abbiamo visitato un’ antica necropoli. Tale insediamento Dauno rappresenta una delle molteplici testimonianze insediative di età preromana presenti nel territorio garganico, tali tracce, però paiono arrestarsi verso la fine del IV sec. a.C.; nei pressi e della stessa epoca vi sono i resti Dauni di Santa Tecla, Sfinale e Monte Tabor. Ciò che caratterizzata le tombe a cassa (v. foto), è la forma a lastroni di pietra intagliati dalla roccia calcarea locale (spesso riciclata dalla civiltà contadina per completare i muretti a secco).
Osservando il paesaggio, notiamo la presenza dei cutini: pozzi circolari, che l’antica civiltà contadina, operosa ed ingegnosa, ha adoperato mediante un congegno ad altalena per il prelievo dell’acqua, utile per le attività agricole e pastorali (vedi foto prelievo acqua). Siamo nei pressi del cutino “Lama la Vita”, località ricolonizzata da arbusti della macchia mediterranea, misti ad uliveti divenuti selvatici. A circa 350 metri possiamo ammirare un suggestivo punto panoramico aperto su verdeggianti valloni costieri e sul mare.
Da tale altezza si nota pure Masseria Sgarrazza ( Sgarrazza = spicchio ), situata ad est del Parco Nazionale del Gargano. Questa fattoria, conta la presenza di: bovini podolici, suini, equini e pollame (v. foto).

Il casolare è stato costruito nella seconda metà dell’1800 ed ultimamente restaurato ed adibito pure ad agriturismo. Ed è in questo luogo che i saperi hanno lasciato spazio ai sapori: in un clima di convivialità i partecipanti hanno degustato piatti tipici di cui citiamo il famoso caciocavallo podolico prodotto in loco. Descriviamo brevemente le modalità di produzione di questo prodotto: “la cagliata è rotta in grani della misura di un chicco di riso. La pasta, maturata nel siero in una tinozza, è poi messa a sgrondare su un tavolo di legno inclinato per un tempo variabile. Tagliata a fette, è filata con acqua bollente e modellata fino a quando raggiunga la forma di un fiasco panciuto con una testina ( testina che ogni produttore personalizza distinguendosi dagli altri). 
Conclusa questa operazione delicata, che richiede pratica ed abilità, il caciocavallo è immerso in acqua fredda e poi in salamoia. Infine, stagiona da qualche mese a tre anni. Questo nobile formaggio, ha una straordinaria attitudine all’invecchiamento, che può spingersi fino a dieci anni. Comunque prodotto, presidiato da Slow Food, assume le sue particolari caratteristiche organolettiche solamente dopo diversi mesi: i sentori di fiori amari, di vaniglia e spezie ne fanno uno dei formaggi stagionati più aromatici del nostro paese.”

Ed è proprio all’insegna del nostro bel paese che la Dauniatur organizza visite guidate alla scoperta dei nostri luoghi, la prossima uscita? Domenica prossima 16 maggio a Pietra Monte Corvino, uno dei borghi meglio tenuti d’Italia. Più info a riguardo sono riportate in un precedente post, non mancate.
Benedetto Monaco

2 commenti:

Anonimo ha detto...

un articolo perfetto! fluido lineare e molto molto coinvolgente.. complimenti! Diego.

Patricia Anne MacKinlay ha detto...

a great day out well organised with an excellent guide and good company.

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