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Lo rende noto l’Arcivescovo di Manfredonia, Michele Castoro, in una nota resa pubblica in seguito alla visita svoltasi presso la sovraintendenza nel 22 febbraio scorso.
Il vescovo Castoro, insieme con il Parroco della cattedrale, don Fernando Piccoli, con il dott. Fabrizio Vona, Sovrintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, la dott.ssa Nuccia Barbone della sovraintendenza.
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Era desiderio del clero cittadino, e cosi si auspicava alla partenza dell’immagine, di festeggiare il ritorno nel giorno dell’Annunciazione, il 25 Marzo, con un accoglienza all’ingresso della città, una processione e festeggiamenti.
La data dovrà esser posticipata per riscontro di varie danni superiori al previsto nel retro icona.
Ma primo tra tutti si è reso necessario un consolidamento dell’icona, dei materiali lignei su cui è dipinta, in quando all’apertura della teca di protezione, e all’eliminazione di chiodi e colle si presentava una struttura del tutto inconsistente per reggere la pellicola pittorica.
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Questo perché il maggiore predatore della preziosità dell’icona, nel tempo, è stata appunto l’umidità.
Da prima conservata presso la basilica di Siponto, luogo umido, non distante dal mare, e poi nella cattedrale di Manfredonia. Importante è il lavoro di consolidamente del retro con un nuovo telaio ( vedi foto) in metallo su cui si dispiegano le tavole in modo da non subire dilatazioni o movimenti vari.
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È dipinta su di una tavola di 129 × 81 cm su di cui è stata attaccata della tela di lino con colla di coniglio (o di pesce), secondo una tecnica antica. Lo sfondo dorato è suddiviso in un reticolo di riquadri romboidali concentrici.
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I colori sono utilizzati secondo la tecnica "dell'illuminazione", con graduale passaggio dai colori scuri a quelli chiari.
Le prime notizie certe sull'esistenza dell'icona si hanno solo a partire dal 1327 anno in cui la sede arcivescovile passa da Siponto a Manfredonia.
Ci sono tuttavia diverse leggende su come iniziò la venerazione della Vergine a Siponto, la prima vuole che l'icona giungesse a Manfredonia alla fine del V secolo con san Lorenzo Maiorano da Costantinopoli. Ipotesi attribuita maggiormente alla statua lignea. Altra ipotesi, successivamente avvallata dall’Arcivescovo D’Ambrosio, dopo il ritrovo di alcuni atti notarili dell’epoca, che fosse un icona realizzata nell’allora fiorente Abbazia di Tremiti, rara ed unica nel suo genere.
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Il 28 agosto 1955 il patriarca di VeneziaAngelo Giuseppe Roncalli (futuro papa Giovanni XXIII), delegato di Papa Pio XII incoronò la Madonna e il Bambin Gesù in una cerimonia a cui parteciparono 20.000 persone in Piazza Duomo. Nel 1964 l'icona ha subito un ulteriore restauro da parte dell'artista sipontino Aronne Del Vecchio. I diversi restauri hanno causato una totale ridipintura e pertanto lo schema iconografico si presenta diverso da quello originale. Il 1 settembre 2010 è stata trasportata a Bari, per restauro finanziato dalla Banca di Credito Cooperativo di San Giovanni Rotondo.
Anche il restauro della statua lignea detta “la Sipontina” sta procedendo speditamente. Sono stati effettuati saggi in diverse parti dell’opera e si sta procedendo al consolidamento strutturale della scultura, che dovrà essere dotata di una base più adatta.
Massimiliano Arena
Foto 1 : Volto della Vergine, tra i punti conservati al meglio, situato al centro della struttura, immune da umidità che ha colpito gli estremi e dai chiodi inferti sul resto. Presenta alcuni danni dovuti alle viti della corona aurea applicata nel 1954
Foto 2: Il vescovo Castoro con il Sindaco Riccardi, il Sovraintendente, l’Assessore Cascavilla alla firma dell’atto di prelievo dell’opera e di restauro.
Foto 3: Particolare in alto a sinistra ripieno di umodità. La parte estrema ha ceduto negli anni, anche a causa di grossi chiodi inferti nel retro a sostegno delle tavole in legno su cui poggia la tela.
Foto 4: Resto dell’icona prima del restauro ultimo, libero dalla teca e dei vari sostegni rudimentali applicati nei secoli sino all’ultimo restauro di metà 1900
Foto 5 : retro dell’icona dopo il restauro ultimo presso la sovraintendenza, con nuovo sostegno metallico e con reticolo aggiuntivo che ne evita dilatamenti e movimenti bruschi.
Foto 6: Possibile immagine intera dell’icona della vergine, prima dell’incendio del 1600. Nella parte inferiore dell’icona appare la parte superiore del trono su cui sarebbe seduta la vergine.
Foto 7: Statua lignea del ‘500, particolari della testa consumata dai tarli, e del corpo debole che sarà trasferito su altro sostegno più rigido e sicuro per reggere l’intera struttura quasi a grandezza naturale. Restauratrice all’opera
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