Ci sono, all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto delle epigrafi, scritte in latino e tradotte da un Sacerdote Scalabriniano : Padre Lorenzo Astegno, letterato ma anche archeologo cristiano,che per alcuni anni ha insegnato nel Seminario Scalabrini di Siponto ed anche in altre scuole.
Le traduzioni sono a fianco di ogni lapide.
Alcune di queste epigrafi sono celebrative , come quella che ci informa che nell’anno del Giubileo 1675 il 23 giugno , terza domenica dopo la Pentecoste, Vincenzo Maria Orsini : “Archiepiscopus Sipontinus” consacrò, con “solemni ritu” la chiesa e l’ “l’Altare Maius” dedicandola alla Madre di Dio “Sancta Mariae Maioris de Siponto” e deponendo sotto l’altare le reliquie di due Santi Martiri : Casario e Benvenuto, ed elargendo in quell’occasione, ai fedeli visitanti la chiesa per venerare la Vergine di Siponto “centum dies de vera indulgentia in forma ecclesiae consueta”.
Un’altra è dedicata ad un bambino: “Laurentius ( Lorenzo) Imparati , morto a tre anni 5 mesi e 19 giorni: “Flosculus Charitum Delibatus “ (fiorellino agli affetti tolto..), il 29 settembre dell’anno 1835..
Un’altra invece , posta alla sinistra dell’ingresso nella chiesa, ci da la testimonianza di un grande amore perduto.
L’epigrafe ci parla di una nobile donna sipontina : “Nobilis. Mulier.Sipontina.Nicoletta Margiotti” , devota a Dio e pia verso i poveri : “Devota Deus Pia in Paupers” e dolcissima per i costumi : “ A.Moribus.Dulcissima” . che un infelice destino : “ Infelix Fato” portò ad una morte immatura. Questa donna che doveva essere veramente bella ed amabile morì infatti all’età di soli 22 anni.
Il marito : “ Coniux.Camillus. De Simeonibus - Patritius Beneventanus (patrizio beneventano)” dedicò questa lapide quale segno di amore inconsolabile, alla moglie amatissima . “Coniuge desideratissimae”.
E che l’amore che li legava fosse veramente grande, lo si può dedurre dall’ultima frase che chiude l’epigrafe:
Da.Tumulo Flores.Cineris Lacrimans.”
Ci esprime infatti, con l’ultimo pensiero, scolpito per sempre sulla pietra, il desiderio di tenere sempre vivi quell’amore ed anche quel grande dolore. Sembra dirci. :
“ Quando io non potrò più portare un fiore su questa tomba e non potrò versare più una lacrima per quell’amore perduto : “O voi che passerete davanti a questa lapide, fermatevi. E deponete un fiore perché la fragranza e la bellezza di quell’amore duri sempre nel tempo. E versate anche su queste ceneri della donna da me amata perdutamente una lacrima quale segno di un dolore che non avrà mai fine.”Aldo Caroleo
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