Io mi chiamo Matteo Balzano e quello che mi accingo a raccontare è parte della mia vita semplice e felice di un ragazzo cresciuto per strada da cui ho saputo prendere tutto il bene delle speranze, che mi ha permesso di diventare un uomo, a differenza dei ragazzi d’oggi. La mia vita comincia il primo Novembre 1947, nato ultimo di 5 figli in una famiglia, che per poter vivere discretamente ha sempre contato sulla figura di un padre “trafigatore”, in altre parole che ha praticato ogni tipo di lavoro per potere sostenere la sua famiglia: dal vangatore al contadino, e non ultimo il macellaio nel senso, che un giorno, avendo visto seppellire un cavallo morto e così sono tornato lì e senza farsi vedere lo disseppellì e ne ho ricavato tanta di quella carne. Noi a casa che non sapevamo nulla della sua provenienza, eravamo stufi di mangiare sempre carne, ricordo che una volta avevo fame e vidi una signora che sulla fornace arrostiva una bella chieppa (pesce), non ce la feci più dalla fame la presi scottandomi le mani e mi misi a correre per poterla mangiare, ma ad un tratto mi accorsi che qualcuno mi correva dietro e mi misi a correre più veloce, ad un certo punto, non ce la feci più mi fermai e feci il gesto come se non la volessi più. Infine quell’uomo correva per i fatti suoi così, mi fermai e potei gustare il pesce, quindi vista la povertà che c’era mi dedicai a fare un pò il raccoglitore di ferri vecchi, camomilla, andavo persino alla stazione città a fare il facchino a portare le valige per guadagnare qualche soldo, per togliermi qualche vizio, perchè a quei tempi i soldi non c’erano. Qualche volta sulla via nuova (strada) passavano gli sciarbal (calesse o carrozza) che venivano dalla campagna e con altri bambini slegavano i sacchi e raccoglievano tutto quello che era possibile: nuova ricotta, piselli, grano e tanto altro e li portavamo a casa, purtroppo così fini la mia infanzia. Incominciai a 9 anni a lavorare come manovale dei muratori, così continuai fino a 17 anni quando ricevetti la cartolina per il militare, ma fui disperato perché ero l’ultimo figlio e allora decisi di partire per Torino, dove inizialmente feci il muratore, ma poi andai a lavorare nella Fiat e li rimasi per 3 anni finché mi giunse la notizia che a Manfredonia si apriva il porto industriale dell’Enichem e mia madre mi convinse a ritornare a casa, e così feci. Dopo aver fatto un corso di specializzazione diventai saldatore specializzato ed entrai in una ditta appaltatrice dell’Enichem così con il pensiero di una buona solidità economica decisi di mettere su famiglia. Conobbi mia moglie e dopo 3 anni d’amore, ci sposammo, avemmo due figlie che crescendo mi diedero tante soddisfazioni. Ora una è insegnante e l’altra è un medico, oggi mi posso ritenere di essere un marito e un buon padre e nonno, che dalla strada ha saputo consegnare la sua felicità.
Matteo Balzano
Si conclude così il ciclo dei racconti personali degli anziani di Porta Pugliese e la “Storia” continua…
0 commenti:
Posta un commento
Censurare i commenti non fa parte della nostra politica, l'importante è mantenere un linguaggio pulito e consono, senza ledere e/o offendere la dignità altrui.