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lunedì 11 febbraio 2013

Manfredonia: Cosa sta capitando in questa città, in particolare, che cosa accade ai nostri giovani e a noi che viviamo con loro?

Nella nostra città si sono ripetuti episodi sconvolgenti, che hanno scosso l’opinione pubblica: omicidi che hanno coinvolto anche ragazzi molto giovani. 
Si tratta di persone non estranee a tanti di noi in quanto conoscenti o figli o alunni o vicini di casa.
Questi accadimenti, che naturalmente ci turbano come altri avvenuti in passato (chi può dimenticare Giusi Potenza?), ci interrogano e ci fanno chiedere che cosa stia avvenendo da tanto tempo in questa città; in particolare, che cosa accade ai nostri giovani e a noi che viviamo con loro.
Parlando con la gente, si avverte un senso di impotenza, come se ognuno avesse una sua opinione in merito ai fatti ma non riuscisse ultimamente a sentirsi toccato di fronte a una situazione forse avvertita inverosimile, impossibile e ultimamente estranea. 
Ci domandiamo però se tale posizione rassegnata rappresenti veramente la statura e l’umanità di cui siamo fatti veramente.

Il contesto mass-mediatico non ci aiuta molto: abbiamo ricevuto una serie di informazioni sui fatti accaduti, talune decisamente brutali, ma quello che urge ora è chiederci come questi fatti ci interpellano personalmente. 
Ci sono stati mostrati comportamenti aberranti davanti ai quali tutti abbiamo provato ripugnanza e orrore: domandiamoci però che cosa c’è all’origine di tali comportamenti. 
Possiamo liquidare la vicenda qualificando come ‘mostri’ gli individui che hanno compiuto i gravissimi reati, oppure possiamo provare a chiederci in che senso queste esecrabili situazioni interpellano ciascuno di noi, singolarmente e nel vivere comune.
Manfredonia ha nel suo DNA gli elementi per giudicare la sua storia passata e recente: che ‘nutrimento’, cioè quale proposta di vita, noi adulti abbiamo consegnato alle nuove generazioni? 
Quale gioia e quale fascino tali da sostenere l’avventura della vita?
Che cosa ne è della ‘sapienza’ che questa città ha dell’uomo e della sua fragilità, per cui si cercano legami e appartenenze non provvisori, si crea una famiglia e si mettono al mondo dei figli, conoscendo i propri limiti e confidando nel Dio fatto carne come la Tradizione ce l’ha trasmesso attraverso la fede dei nostri genitori e del contesto umano in cui siamo vissuti?

Sappiamo che sono state spezzate delle vite e che la giustizia ha già iniziato il suo corso. 
Tutto questo dolore chiede un senso e una speranza, per coloro che non ci sono più, per le famiglie che hanno perso i figli, per tutte le famiglie coinvolte, per gli stessi autori degli efferati delitti, per la città di Manfredonia, per il nostro futuro, e per noi adesso.
Abbiamo da poco celebrato la festa di S. Lorenzo Maiorano, patrono di Manfredonia. 
Il suo esempio luminoso, come quello del Vescovo Andrea Cesarano, che tanto si è speso per la nostra città, offre la certezza che si può costruire anche in tempi difficili, e che ogni generazione può dare un volto nuovo alla propria città imbattendosi in un bene presente. 
Il bene presente è vivo ed attivo tra di noi, solo che fa meno rumore del male e non ha il clamore mediatico di quest’ultimo.
Sarebbe una fortuna se questo bene, che oggi vive come un seme nella comunità cristiana riunita intorno al Vescovo e in tutti gli uomini che cercano la giustizia, la bellezza, la verità, intercettasse il cuore del nostro popolo con tutte le sue attese e i suoi bisogni. 
Se ognuno di noi fosse toccato nell’intimo da questa novità presente, essa costituirebbe la possibilità di una umanità nuova, adesso. 
Il nostro contributo è in tal senso: che questo inizio già attivo attecchisca nel terreno sipontino e diventi un albero di libertà, bi bene e di responsabilità a vantaggio di tutti.

Comunione e Liberazione Manfredonia

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Il vero problema è che molti ganitori hanno fatto figli e li hanno accontentati in tutto,altrimenti venivano sù traumatizzati!I risultati?Sono sotto gli occhi di tutti!Non è che nel passato non accadevano certe cose,ma prima c'era un pò di contegno o vergogna,ai richiami degli estranei.Oggi :tutto avere e niente dare!

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