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mercoledì 14 ottobre 2009

Ditte e scritte: I proverbi di una vita

È stato presentato, sabato 10 ottobre presso l’Auditorium del Palazzo dei Celestini, il volume di Nunziata Quitadamo “Ditte e scritte” (Sentieri meridiani edizioni Foggia), una raccolta di detti e proverbi in dialetto montanaro con traduzione letterale in italiano.
Sono intervenuti oltre all’autrice, il prof. Ugo Vignuzzi, Ordinario di Dialettologia Italiana e Linguistica Italiana presso l’Università “La Sapienza” di Roma e Accademico della Crusca (che ha curato la prefazione), il Prof. Paolo Cascavilla, Assessore alla cultura di Manfredonia, il Prof. Cristanziano Serricchio, Presidente Società di Storia Patria per la Puglia sez. garganica (che ha curato la postfazione).
La serata è stata accompagnata dalla musica di Nicoletta Uva al violino, Michele Amato al contrabbasso, Gloria Birardi all’arpa, e dalla voce del tenore Salvatore De Benedetto.
“Il libro - spiega l’autrice - è un omaggio a mia madre (rappresentata in copertina in una foto del 1920) che usava annotare i proverbi che sentiva dai vicini perché, mi diceva, i proverbi sono come il Vangelo, non si sbagliano mai! I proverbi sono la quotidianità e vengono usati spesso: la loro bellezza è che non sono contestabili, anche se ne esistono altri che dicono l’opposto e sono veri ugualmente!”.
Il volume, che racchiude 3200 tra proverbi e sentenze popolari, è diviso per argomenti: dai figli, con cui si comincia (“Dal sotto si conosce l’albero”), si arriva, attraverso i genitori, il fidanzamento, la suocera, il tempo atmosferico e calendariale e altri temi ancora, alla morte, con cui si conclude (“La morte pareggia tutto”).
Il libro – dice il Prof. Ugo Vignuzzi – è una sintesi complessa tra memoria orale personale dell’autrice e riferimenti di memoria della madre; è un racconto, un viaggio, un puzzle in cui le persone che danno vita ai proverbi agiscono proprio attraverso i loro proverbi. I proverbi hanno modellato la nostra cultura, la nostra realtà, la nostra conoscenza; sono pillole di sapienza, di scienza e di vita: anziché fare mille discorsi, l’anziano diceva sempre un proverbio che racchiudeva tutto il suo pensiero!”.
Questo libro, simbolo di un rapporto generazionale che si trasmette da madre in figlio, scritto con umiltà, offre un contributo morale ai giovani e – come dice il Prof. Cristanziano Serricchio nella postfazione – “un invito a riflettere sui valori reali e veri dell’umana esistenza, che una visione distorta del bene e della felicità sta facendo dimenticare”.
Rosa Fortuna

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