
Intorno alle 10.00 siamo arrivati alle pendici del Monte Calvo, il più alto di tutto il Gargano, 1056 mt, quinta vetta della regione.
Iniziando a camminare, la prima cosa che ci ha stupiti è stato il silenzio che ci circondava, il sentiero saliva morbido sulle pendici della montagna. Dopo pochi passi le scoperte non sono mancate, piccole e delicate le orchidee di un rosa leggero e un tigrato lieve. Tante le altre piante che ci hanno accompagnato in questo percorso in salita, come il biancospino in fiore, con dei magnifici ciuffetti di fiori bianchi, vari tipi di timo che nel calpestarli emanavano un intenso profumo.
Iniziando a camminare, la prima cosa che ci ha stupiti è stato il silenzio che ci circondava, il sentiero saliva morbido sulle pendici della montagna. Dopo pochi passi le scoperte non sono mancate, piccole e delicate le orchidee di un rosa leggero e un tigrato lieve. Tante le altre piante che ci hanno accompagnato in questo percorso in salita, come il biancospino in fiore, con dei magnifici ciuffetti di fiori bianchi, vari tipi di timo che nel calpestarli emanavano un intenso profumo.

Superato questa piccola boscaglia, abbiamo proseguito, ogni tanto accompagnati da qualche gheppio a caccia, nel tipico volo chiamato “spirito santo”.
Dopo poco abbiamo raggiunto una delle tante “doline” presenti sia sul Monte Calvo, molto numerose in tutto il territorio del Gargano.
Dopo poco abbiamo raggiunto una delle tante “doline” presenti sia sul Monte Calvo, molto numerose in tutto il territorio del Gargano.


Dopo aver riposato, abbiamo proseguito il percorso raggiungendo la vetta del Monte Calvo, il panorama era mozzafiato, avevamo davanti ai nostri occhi tutto il Golfo di Manfredonia da un lato e dall’altro lato si potevano osservare le Isole Tremiti e il Lago di Varano e dalla vetta facevano da capolino una poiana e elle cornacchie grigie.
Raggiunte le macchine, il verso di una quaglia ed una volpe ci hanno dato l’addio dal quel luogo fantastico e quasi surreale, l’unica nota dolente è stata la scoperta che in quel luogo quasi del tutto incontaminato dalla presenza dell’uomo è stato stravolto dal passaggio delle condotte del gas.
Segno indistinguibile della presenza del gasdotto interato l’abbiamo avuta dalla presenza su di un pendio della “cicatrice” lasciata dalla mano selvaggia dell’uomo (creata longitudinalmente alla condotta con dei muretti per evitare l’erosione dell’acqua meteorica sullo scavo – vedi foto a lato). La domanda che ci siamo posti è: “Con quale coraggio si è autorizzato uno scempio del genere?”.
Segno indistinguibile della presenza del gasdotto interato l’abbiamo avuta dalla presenza su di un pendio della “cicatrice” lasciata dalla mano selvaggia dell’uomo (creata longitudinalmente alla condotta con dei muretti per evitare l’erosione dell’acqua meteorica sullo scavo – vedi foto a lato). La domanda che ci siamo posti è: “Con quale coraggio si è autorizzato uno scempio del genere?”.

Ultima tappa di questa escursione è stata la grava di Campolato situata nell’agro di San Giovanni Rotondo. L’apertura immersa nei campi di grano è un inghiottitoio di circa 100 mt, che porta ad una grotta sotterranea che raggiunge una profondità di 304 mt.

Questa grave durante la stagione delle piogge raccoglie tutte le acque che confluiscono, ingrossando un torrente sotterraneo (N.B: Chiunque fosse interessato ad arrivare nei pressi della grava deve fare attenzione, perché può essere per in non esperti una zona molto pericolosa perché l’ingresso della grava non è segnalato. Attenzione!)
Ringraziamo tutti i partecipanti e soprattutto Ventura Talamo che gentilmente ci ha fatto da guida e per la realizzazione del video, ed Andrea Malfettone per le splendide foto scattate.
Di seguito video e foto dell’escursione.
Di seguito video e foto dell’escursione.
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