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mercoledì 21 dicembre 2011

Manfredonia: Un Natale di domande...

Un giorno chiesi al CIELO di coprirmi con il suo manto di azzurro vellutato. 
Di fare entrare in me tutte le sue stelle. Riempire del suo silenzio le mie parole vuote.
Ma lui mi rispose:
“Ti coprirò con le mie nubi solo dopo che avrai amato ogni granello di terra, se avrai raccolto ogni respiro di vento, ricomposto in te ogni anfratto di angolo oscuro. 
Solo quando avrai guarito le ali ferite di chi non riesce più a volare fino a me. 
Di chi si sente orfano in una terra senza più l’altezza del proprio coraggio.

Allora cercai riparo altrove e mi rivolsi al SOLE, e gli chiesi di portarmi con lui dove la luce è stata baciata dall’inizio sena nome.
Ma anche Lui mi rispose:
Ti porterò con me solo dopo che avrai accesso la luce che giace nascosta nel grano,
quando avrai risvegliato dal sonno della disperazione il chiarore che nella notte tace la speranza dei vinti. Dopo che avrai dato calore all’ultimo gelo della morte venuta per mano dell’odio”.

Fu allora che mi rivolsi ai FIORI per chiedere di darmi il loro profumo, sì da nascondere tra i loro aromi il mio manto sfiorito.
Ma anch’essi mi risposero:
Ti copriremo dei nostri mille profumi solo quando, nella corolla della tua anima, avrai ricomposto ogni petalo scucito della tua pelle riversa fuori dalla tua sagoma. 
Quando avrai di nuovo scolpito sul marmo freddo del tuo corpo malato la tenue luce del tuo volto ritrovato”.

Chiesi allora all’AURORA di darmi questa luce per far riapparire il mio volto perduto. 
Ma essa mi rispose
Ti darò tutta la mia luce quando avrai amato la notte delle vite non nate, quando avrai sostato per un solo attimo sulla soglia dell’abisso del niente. 
Quando sarai entrato tra le pareti desolate delle lampade spente rimaste senz’olio. Quando avrai fatto tua l’ombra che ti siede accanto”.

Allora mi rivolsi alla TERRA affinchè potesse darmi quest’olio, e le chiesi di darmi tutta l’erba per dare riposo ai miei passi stanchi e incerti.
Ma anche ella mi rispose:
Ti sarò madre se ti farai figlio di ogni madre perduta. 
Ti darò i mie campi quando sarai entrato scalzo negli arcani segreti delle mie caverne più intime. Quando avrai ridato radice alle piante disseccate e vita ai boccioli spezzati. 
Se ti farai straniero con lo straniero, per renderlo ospite di ciò che non è tuo, ma è solo mio”.

Da ultimo chiesi alla MORTE di lasciarmi passare e guadare il fiume della dimenticanza e così approdare alla sponda dell’ultimo approdo, sì da poter ritrovare i nomi rubati nella distrazione dei miei molti affanni.
Ma essa mi rispose:
Non sono io che custodisco i segreti della vita. Quando io verrò, tu non ci sarai. 
Non potrò portarti via nulla, se non quello che hai tenuto per te per paura di donarlo. 
Non custodisco i luoghi della dimenticanza, perché io stessa sono stata dimenticata dagli uomini che di me non hanno più paura. 
E non certo per coraggio ma solo per gioco. Inutile gioco che spreca la vita ogni qualvolta non si ha il coraggio di guardarla dentro. 
Non sarò io a ridarti i nomi rubati, perchè essi sono scritti altrove. E la mia paura è il vostro coraggio di amare anche quando sono stata usata come ricatto per estorcervi il no alla vita.

Fu allora che vidi l’ANGELO pararasi di fronte a me, e, aperte le sue ali mi accolse nel suo manto di luce. Là ritrovai come d’incanto tutto quello che avevo chiesto ad altri: il cielo e la terra, il sole, i colori dei fiori, il profumo del grano. 
Non disse nulla ma mi diede tutto quello che altri mi avevano solo promesso, insieme a quei nomi che avevo perduto.

Fu allora che capii che dovevo rinascere dalle mie domande, anche se le risposte avrebbero fatto ritardo nel venire.

Un natale di domande……. perché la risposta è già nelle domande che ti poni.

Auguri!
Michele Illiceto

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